Digital Marketing

Viaggio tra gli algoritmi di Google – Parte 1

La parola “SEO” corrisponde all’acronimo inglese di Search Engine Optimization e definisce le attività di ottimizzazione di un sito web volte a migliorarne il posizionamento nei risultati organici dei motori di ricerca.

Dunque, non è sufficiente progettare e pubblicare un sito (o una pagina) web, ma è necessario effettuare una continua implementazione in chiave SEO, affinché sia sempre più performante nell’intercettare il search intent e guadagnare così migliori posizionamenti nelle pagine di Google.

L’intercettazione dei contenuti da parte di Google funziona attraverso un meccanismo basato su algoritmi semantici che si evolvono nel tempo, ai quali pertanto è necessario prestare attenzione affinché i contenuti pubblicati su una pagina web possano essere agilmente “catturati” dai motori.

Specifichiamo che lavorare solo sul posizionamento di una keyword non è sufficiente per rendere un contenuto autorevole, ma è assolutamente necessario costruire un contesto semantico credibile all’interno del quale collocare il contenuto.

Dunque, a cosa servono gli algoritmi e i relativi aggiornamenti?

Servono ad avvicinarsi il più possibile al linguaggio umano, rendere più fluida la navigazione e restituire agli utenti risposte pertinenti alle loro ricerche.

Per questo motivo, nel corso degli ultimi anni si sono succeduti molti aggiornamenti degli algoritmi, che sono diventati sempre più precisi e vicini a interpretare le intenzioni di ricerca dell’utente.

Nel 2011 nasce Google Panda, l’aggiornamento che attribuisce maggiore importanza ai siti web di alta qualità: l’algoritmo, basato su un sistema di apprendimento automatico, identifica una corrispondenza con degli standard qualitativi di progettazione, velocità e affidabilità dei contenuti, penalizzando i siti che non li rispettano.

Google Penguin, nato nel 2012, ha attribuito rilevanza al “link building”, l’inserimento di link interni ed esterni che supportano il motore di ricerca nella interpretazione dei contenuti.

Nel 2013 è la volta di Google Hummingbird, un grande passo in avanti verso il linguaggio naturale poiché ha avuto come focus il comprendere, non solo il contesto, ma anche gli intenti di ricerca e quindi decodificare il comportamento dell’utente.

Su quest’ultima versione Amit Singhal, ex vicepresidente di Google, ha affermato che sarebbe corretto definire l’update Hummingbird un vero e proprio cambiamento infrastrutturale, che va a correggere e a controllare moltissimi elementi dell’algoritmo di Google.

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