Potrebbe essere il titolo di un film. Invece è il fil rouge che percorre, anzi intesse, la prima mostra della “neonata” (nel senso più stretto del termine) Nutrimentum Gallery di Studio Chiesa communication. Intendiamoci, il connubio logistico tra arte e lavoro non è evento raro, anzi sono ormai parecchi i collezionisti che espongono nei loro uffici le opere di cui sono orgogliosi proprietari, ma Nutrimentum Gallery è qualcosa di diverso. Innanzitutto è un vero e proprio “luogo nel luogo”, un’area appartata dell’agenzia, distinta dalla zona più strettamente operativa, cui si accede da una scala elicoidale che è già solleticante promessa di sorprese. Promessa mantenuta: lo sbarco è in un imprevedibile salotto borghese dalle belle sedute in velluto, con tavolini, libri e opere d’arte ovunque, appese, a terra oppure appoggiate alle pareti. L’intento è innanzitutto quello di offrire, sia a chi lavora in agenzia sia a eventuali ospiti, un luogo di ristoro dello spirito e della mente, dove assaporare lo sfoglio del catalogo di una mostra o la lettura di qualche pagina di libro oppure dove semplicemente lasciar vagare pigramente lo sguardo tra un quadro e un’installazione. Ma l’ambizione è più alta: farne un luogo di produzione e dibattito culturale nel quale si alternino mostre, concerti, incontri, rappresentazioni e performance teatrali, nel solco di quei bureaux d’esprit che per un paio di secoli a partire dal Seicento furono, un po’ in tutta Europa, luoghi dove si discuteva di filosofia e religione e non di rado si forgiavano teorie politiche che avrebbero cambiato il mondo.
Il primo evento però non poteva non prendere le mosse da chi ha creato questa realtà: Rossella Roncaia ed Enrico Chiesa, coppia nella vita e nell’agenzia, che, guidati dalla mano esperta di Elisabetta Pozzetti, hanno deciso di inaugurare questo spazio esponendo la propria collezione, eterogenea e molteplice dal punto di vista stilistico ma limpidamente coerente nel rispecchiare le loro storie personali e quelle delle rispettive famiglie di origine. Ed ecco quindi gli oli ottocenteschi della casa di Enrico bambino, legati a momenti densi di affettività e a ricordi a volte struggenti perché riferiti a persone amate che non ci sono più, e il ritratto di una giovanissima Rossella, a firma Carol Rama, nel quale è impossibile non riconoscere nel giallo intenso della pupilla l’energia che irradia da lei. Le tante opere coincidono con le impronte di un’esistenza in comune, sono le tracce (per riallacciarsi al titolo della mostra in corso) di bolle di intimità famigliare, di incontri fortuiti e fortunati, anche di progetti lavorativi visto che l’agenzia è da sempre vocata a fare dell’arte contemporanea una modalità di comunicazione della cultura d’impresa. Così, il bellissimo bolide quasi futurista di Tetsuya Nakamura, prima prova progettuale della Flash of Lightning esposta nella mostra Steellife del 2009 in Triennale, è stato un regalo di Rossella per i cinquant’anni di Enrico. “Io e Nakamura avevamo scoperto di avere una passione in comune: le auto da corsa. E un amore smodato per il rosso, ovviamente rosso Ferrari!” racconta il festeggiato. “Quando Nakamura mi ha chiesto di che colore avrei voluto la scultura che avevo commissionato per il compleanno di Enrico, non ho avuto dubbi: rossa!” continua Rossella, che a sua volta ricorda invece il primo incontro con Carlo Bonfà, artista mantovano scomparso l’anno scorso e presente nella mostra di Nutrimentum Gallery con coloratissime macchinine che sembrano giocattoli per bambini e sono invece riflessioni ironiche (e autoironiche) sul mondo: “L’ho aiutato ad allestire una mostra: era un omino gentile, minuto, in evidente difficoltà per i modi un po’ bruschi del gallerista. A Natale mi è arrivata da lui una busta marrone: dentro c’era la prima di una serie di macchinine che a ogni Natale avrei poi ricevuto. Questo almeno fino alla morte della moglie” – conclude con una nota di tristezza – “un lutto che l’ha gettato in uno stato di profonda depressione da cui non è più uscito”.
Non c’è opera a cui non si accompagni un aneddoto, il flash di un ricordo, il balzo di un’immagine dalla memoria.
Ecco, visitando la mostra in compagnia di Rossella – estroversa nel raccontare, Enrico sembra più pudico nell’esporsi – si riesce ad avvertire quasi fisicamente la trama dell’intreccio delle loro vite che a sua volta si è incrociato con quello di altri personaggi. L’ultimo in ordine di tempo? Carla Tolomeo, spumeggiante creatrice di poltrone da Mille e una notte, immaginifiche visioni piegate quasi controvoglia alla domestica funzione di dare riposo, che ha inserito nella mostra una sua seduta dall’altissimo schienale che sembra toccare il cielo e che del cielo condivide la natura visto che è tutto un groviglio di lune. Un’incursione che non manca mai di strappare esclamazioni di meraviglia ai visitatori.
E a proposito di incursioni, bisogna accendere un riflettore anche sulla seconda: due valigie del Museo Guatelli, con cui Studio Chiesa collabora ormai da qualche anno. Valigie che idealmente trasportano dal museo all’agenzia la scelta di condividere con la collettività il proprio patrimonio collezionistico. “Ci sono case che sono musei, ci sono musei che sono case” recita il titolo del progetto di quest’anno del Guatelli e senz’altro Nutrimentum Gallery lo interpreta alla perfezione.
La mostra Tracce, intrecci e tracciati. Il cosmo dell’arte dalla domus alla gallery è stata prolungata fino al 10 maggio, dalle 18:00 alle 20:00 previa prenotazione.
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