2023

La Corporate Heritage come asset di competitività. Workout magazine intervista Antonio Calabrò, Presidente dell’Associazione Museimpresa

Se si considera la comunicazione d’impresa oggi in Italia si ha l’impressione che ci sia sempre più voglia di storia, nel senso che le aziende, se hanno una corporate heritage, sentono il bisogno di raccontarla, di valorizzarla. È così? E perché, a suo parere, in questo momento storico?
Potremmo provare a vedere come sono cambiati sia i mercati sia la collocazione delle imprese italiane. Stare sui mercati globali significa affrontare due questioni. La prima: prodotti standard per pubblici di massa. La seconda: prodotti specifici per target determinati, tagliati quasi su misura del singolo utente che apprezza la differenza e l’identità. Dentro i mercati globali c’è sia la tendenza all’omogeneizzazione che quella alla specialità. Che cosa hanno i prodotti italiani? Un forte elemento identitario. La cucina italiana, l’arredamento italiano, la moda italiana, ma anche la nostra meccanica, la farmaceutica, la meccatronica, l’industria navale, la plastica e la gomma hanno caratteristiche specifiche, cioè sono portatrici di identità forti per consumatori e utenti esigenti. La storia, in un mondo in cui si può emulare e copiare tutto, non è copiabile: ognuno ha la propria. Quindi per le imprese italiane valorizzare l’essere stati è una condizione fondamentale per continuare a essere, come ha insegnato un grande storico, Fernand Braudel. La nostra identità, la nostra storia sono formidabili e inimitabili asset di competitività. In sintesi, nell’evoluzione dei mercati il dato identitario premia. Dato identitario che è anche un elemento di qualità. Non vendi identità, vendi la caratteristica complessiva di un prodotto/servizio di cui l’identità è una componente fondamentale, insieme alla sostenibilità, alla qualità, alla riconoscibilità, alla capacità di essere ritagliato su misura, al limite del singolo utente.

Attenzione alle lettere… pericolo di successo!

Si sa, a noi della comunicazione gli acronimi piacciono. Eccome se piacciono. E soprattutto adoriamo farli tutti simili tra loro così da renderci da un lato molto chic (se tu non capisci sei come Jack Frusciante; fuori dal gruppo) e dall’altro creare una allure da esperti. Alla resa pratica, molto spesso – se non sempre – si potrebbero dire le stesse cose nella nostra bellissima e variopinta lingua esprimendosi con delle frasi; più che a monosillabi. Ma torniamo al punto di partenza: essere chic è un must have per cui…
Per cui oggi vi parlo di FSC e FCS. E perché no anche di CMS e CSM. E poi di CTA e CTR. E infine, per non farci mancare nulla anche di SEM, SEO, SEA, SERP. Vi sfido… potrei andare avanti all’infinito!

Alimentare la conoscenza, nutrire la meraviglia e contaminare l’immaginario: in Studio Chiesa Communication nasce Nutrimentum Gallery

Nutrimentum Gallery non è semplicemente un luogo con una destinazione d’uso ma è un concetto che trova una casa, uno spazio di comfort e di benessere capace di attivare una fertile osmosi tra la dimensione lavorativa e la visione artistica, tra la razionalità operativa e la duttilità stimolante propria dell’arte e della cultura. Nasce da lontano, muovendo i passi nelle attività di Studio Chiesa Workout e nel piano editoriale della newsletter, strumenti per noi sentiti necessari per alimentare l’ispirazione, la conoscenza e la contaminazione.

Basta Cenerentole. Avere un sito web che non si trasformi in zucca è possibile.

Nel nostro lavoro spesso ci viene chiesto di rinnovare la comunicazione digitale. In alcuni casi la richiesta non è diretta, ma nasce piuttosto da un’esigenza espressa da chi sta sul mercato e vivendo a contatto con clienti e fornitori reputa il sito internet della concorrenza migliore del proprio supponendo il fatto che “bisogna rifare il sito e farlo così”.
Questa è una piccola consapevolezza (espressa a suo modo) che può aprire molti scenari solo apparentemente confusi. Sicuramente è l’input necessario per fare una riflessione e dare una svolta concreta al valore della propria presenza online facendo non solo brand awareness ma ponendo il primo tassello per ottimizzare la customer journey e generare quindi nuovi contatti di business.

Intelligenza Artificiale, proprietà intellettuale e marca nel B2B

Se valore di marca e marketing sono le due armi a disposizione del brand per posizionarsi commercialmente (alias offerta) nel mercato del B2B, allora – per definizione – tutte le nuove cartucce che sono messe a disposizione dei marketers e della comunicazione d’impresa più in generale acquistano un valore strategico al fine della marca. Questo è quanto più vero, e nel contempo più falso, se pensiamo all’evoluzione nel mondo della comunicazione aziendale che sta esplorando e includendo settori nuovi come quello della Intelligenza Artificiale.
Mi spiego meglio.

Dana tra le migliori aziende americane 2023 per la diversità

Il settimanale statunitense Newsweek ha assegnato a Dana Incorporated il riconoscimento come “uno dei migliori ambienti di lavoro in America per la diversità 2023”. Il premio riconosce l’impatto e l’impegno della multinazionale americana nel costruire una cultura che supporti e abbracci la diversità e l’inclusione dei suoi collaboratori, a tutti i livelli.
Siamo orgogliosi che uno dei nostri clienti abbia ottenuto questo importante riconoscimento, a testimonianza dell’impegno espresso negli anni dall’azienda americana verso i valori della Corporate Social Responsability.

Piccolo Lemmario della Cultura d’impresa: #MADE IN ITALY

C’è una celebre frase dello storico Carlo Cipolla che più di ogni altra sintetizza l’essenza del Made in Italy e proprio per questo motivo viene spesso citata: “Gli Italiani sono abituati fin dal Medioevo a produrre, all’ombra dei campanili, cose belle che piacciono al mondo”. Medioevo cioè storia, campanili cioè territori e bellezza: sono i tre fattori che hanno decretato negli anni il successo della manifattura italiana che in export vale, secondo il 36° Rapporto ICE* “L’Italia nell’economia internazionale”, quasi un terzo del nostro PIL, per la precisione il 32%. Il documento infatti evidenzia come a fine 2021 l’export italiano abbia toccato i 516 miliardi di euro con un balzo del 18,2% rispetto al 2020 e del 7,5% rispetto ai livelli pre-Covid, numeri che fanno dell’Italia l’8° Paese esportatore nel mondo. La tendenza alla crescita è confermata nei primi sei mesi del 2022 che, confrontati con l’analogo periodo dell’anno precedente, vedono un incremento del 22,4%. Il Made in Italy quindi sembra aver retto egregiamente le criticità determinate dalla pandemia e successivamente dagli scenari aperti dalla guerra in Ucraina.

Beni strumentali: la crescita batte le difficoltà del periodo storico

Il 2022 ha rappresentato per l’industria italiana costruttrice di beni strumentali un periodo di interessanti incrementi economici: secondo…

Piccolo Lemmario della Cultura d’impresa: #RESPONSABILITÀ

La buona notizia è che sempre più imprese in Italia investono in attività CSR (Corporate Social Responsability) e…

B Corp, la forza del business che fa bene a noi e al pianeta

Se stai pensando di trasformare la tua azienda in un’azienda B Corp hai già dato una svolta alla…

Il fascino degli archivi d’impresa

Sulla copertina un agricoltore alla guida di un trattore nuovo fiammante in uno stentato paesaggio dominato da fichi…

Piccolo Lemmario della Cultura d’impresa: #ORGOGLIO

La notizia è rimbalzata su tutti i quotidiani: in Italia nei 9 primi mesi del 2022 sono state…

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