Apre le porte con la prima mostra “Tracce, intrecci e tracciati – Il cosmo dell’arte dalla domus alla gallery”
Da oggi, l’arte contemporanea e la cultura hanno una nuova casa. Nutrimentum Gallery è uno spazio dedicato all’arte, nostra cifra stilistica per supportare la cultura d’impresa delle aziende con cui lavoriamo e sulla quale fondiamo la nostra identità. Un luogo che si inserisce armoniosamente negli ambienti solitamente dedicati al nostro lavoro quotidiano di consulenza per le strategie di comunicazione e di branding di aziende del settore industrial B2B.
Negli ultimi anni il concetto di sostenibilità è diventato sempre più un fattore che contraddistingue il valore di un’impresa verso il mercato e verso tutti gli stakeholders.
Tuttavia, affermare di essere un’azienda sostenibile non basta.
Per evitare il così detto “effetto greenwashing” ed essere attrattivi per il mercato, un’azienda deve impegnarsi concretamente nella promozione di attività e progetti volti a sostanziare nei fatti questo intento.
Enrico Chiesa racconta 40 anni di comunicazione e di prodotto.
Enrico Chiesa – Co-Founder e Amministratore Delegato di Studio Chiesa communication – ai microfoni della redazione di DailyMedia per un racconto corale di 40 anni di esperienza nel mondo della comunicazione di prodotto e aziendale.
In principio fu USALA! L’imperativo campeggiava sulla cartolina di invito allo stand accompagnato da un inequivocabile ciuffetto peloso che generava qualche sbigottimento e non pochi sgomenti, soprattutto quando l’occhio cadeva sulla frase sottostante:
“IN MODO PRODUTTIVO”. Però non eravamo al Sex Festival di Milano (allora si chiamava così), ma alla serissima e blasonata ARTVERONA e allora qualche sospetto cominciava a sorgere.
E poi, se si osservava attentamente, comparivano dei dettagli che alla prima occhiata erano sfuggiti (cosa del tutto naturale visto lo shock iniziale): in realtà la scritta era USAL’A e l’apostrofo era un minuscolo attrezzo meccanico. Insomma, si trattava di un bellissimo sberleffo di matrice dadaista che però introduceva a un vero e proprio manifesto programmatico sull’utilizzo dell’arte nel mondo del lavoro. Studio Chiesa communication lanciava la sua provocazione: l’arte, ma soprattutto l’arte contemporanea, può portare non solo a un cambio di paradigma nella comunicazione d’impresa, ma anche a un modo diverso di pensare e se “usata”, appunto, nel modo giusto, diventa motore di ricerca e sviluppo. Concetto oggi (quasi) sdoganato, ma ai tempi – era il 2010 – davvero rivoluzionario: nel grigio e ingessato mondo delle imprese cercava di farsi largo a gomitate un linguaggio, e un pensiero, che utilizzava codici totalmente dissintoni.
Rosella Roncaia intervistata ai microfoni della trasmissione “Pane al Pane”
A pochi giorni dall’inaugurazione di Nutrimentum Gallery, una nuova esperienza che prende forma all’interno dei nostri uffici di Milano e che ci rende particolarmente orgogliosi, ascoltiamo il racconto di Rossella Roncaia – Co-founder di Studio Chiesa communication, ospite di Nicoletta F. Prandi in “Pane al pane” su Radio Lombardia.
Che la scrittura qui domini incontrastata lo si capisce subito, a partire dal gigantesco pennino dorato che dai cancelli di ingresso si impone allo sguardo di chi arriva: con un po’ di immaginazione lo si potrebbe veder tracciare gli elegantissimi svolazzi calligrafici che si ritrovano ovunque, come una cifra distintiva del luogo, andando perfino a sostituire i cartelli di indicazione per i visitatori.
In origine ci fu il Verbo. O meglio; in origine ci fu il Content. In origine ci fu il primo influencer che disse qualcosa di influenzante ad un pubblico misto-vario. Che poi lo seguì. Solo che a differenza di Adamo ed Eva o del Big Bang o di qualsiasi altra cosa si voglia credere, il primo influencer non ha un nome. E pensate bene, ancor prima di Chiara Ferragni, Paris Hilton o Clio Makeup. Ma non ci si ferma qui. Dopo un’orda di influenzatori, per citare l’Accademia della Crusca, più o meno quotati, ecco arrivare il sin-influencer. Ovvero la celebrità del peccato. SIN in inglese significa proprio peccato nel senso biblico del termine. E il gioco è facile. Parliamo di quelle figure che fanno tendenza e ispirano migliaia di follower verso azioni negative e peccaminose (per restare nella semantica della parola). E la cosa incredibile è che oltre agli account ufficiali – o presunti tali – di questi sin-influencer spopolano i fake che sfruttano la popolarità dei primi per andare a caccia di like. Ma non finisce qui. Oggi stiamo vivendo una nuova era: quella dei de-influencer. Ora, sempre perché l’etimologia ci piace, come si possa de-influenzare qualcuno è un fenomeno interessante. In realtà la tendenza è leggermente diversa e consiste, di fatto, nel farsi detrattori di un determinato prodotto o brand. Quindi non più “acquistate quel prodotto”, bensì un messaggio contrario “non acquistate quel prodotto perché”.
Il marketing delle aziende del settore B2B Industrial richiede strumenti sempre più innovativi e performanti, a supporto della customer journey.
Noi di Studio Chiesa communication abbiamo come mission quella di accompagnare le aziende nel percorso di digital transformation e, su questa linea, progettiamo piani di comunicazione commisurati agli obiettivi di business con strumenti di lead generation, per generare contatti di qualità e sviluppare nuove opportunità di business.
All’interno delle nostre competenze e del portfolio degli strumenti che mettiamo disposizione delle aziende, trova spazio il “Lookalike”, un tool di marketing fondato sull’aggregazione di dati nel settore di riferimento per lavorare sul prospecting.
Se si considera la comunicazione d’impresa oggi in Italia si ha l’impressione che ci sia sempre più voglia di storia, nel senso che le aziende, se hanno una corporate heritage, sentono il bisogno di raccontarla, di valorizzarla. È così? E perché, a suo parere, in questo momento storico?
Potremmo provare a vedere come sono cambiati sia i mercati sia la collocazione delle imprese italiane. Stare sui mercati globali significa affrontare due questioni. La prima: prodotti standard per pubblici di massa. La seconda: prodotti specifici per target determinati, tagliati quasi su misura del singolo utente che apprezza la differenza e l’identità. Dentro i mercati globali c’è sia la tendenza all’omogeneizzazione che quella alla specialità. Che cosa hanno i prodotti italiani? Un forte elemento identitario. La cucina italiana, l’arredamento italiano, la moda italiana, ma anche la nostra meccanica, la farmaceutica, la meccatronica, l’industria navale, la plastica e la gomma hanno caratteristiche specifiche, cioè sono portatrici di identità forti per consumatori e utenti esigenti. La storia, in un mondo in cui si può emulare e copiare tutto, non è copiabile: ognuno ha la propria. Quindi per le imprese italiane valorizzare l’essere stati è una condizione fondamentale per continuare a essere, come ha insegnato un grande storico, Fernand Braudel. La nostra identità, la nostra storia sono formidabili e inimitabili asset di competitività. In sintesi, nell’evoluzione dei mercati il dato identitario premia. Dato identitario che è anche un elemento di qualità. Non vendi identità, vendi la caratteristica complessiva di un prodotto/servizio di cui l’identità è una componente fondamentale, insieme alla sostenibilità, alla qualità, alla riconoscibilità, alla capacità di essere ritagliato su misura, al limite del singolo utente.
Si sa, a noi della comunicazione gli acronimi piacciono. Eccome se piacciono. E soprattutto adoriamo farli tutti simili tra loro così da renderci da un lato molto chic (se tu non capisci sei come Jack Frusciante; fuori dal gruppo) e dall’altro creare una allure da esperti. Alla resa pratica, molto spesso – se non sempre – si potrebbero dire le stesse cose nella nostra bellissima e variopinta lingua esprimendosi con delle frasi; più che a monosillabi. Ma torniamo al punto di partenza: essere chic è un must have per cui…
Per cui oggi vi parlo di FSC e FCS. E perché no anche di CMS e CSM. E poi di CTA e CTR. E infine, per non farci mancare nulla anche di SEM, SEO, SEA, SERP. Vi sfido… potrei andare avanti all’infinito!
Nutrimentum Gallery non è semplicemente un luogo con una destinazione d’uso ma è un concetto che trova una casa, uno spazio di comfort e di benessere capace di attivare una fertile osmosi tra la dimensione lavorativa e la visione artistica, tra la razionalità operativa e la duttilità stimolante propria dell’arte e della cultura. Nasce da lontano, muovendo i passi nelle attività di Studio Chiesa Workout e nel piano editoriale della newsletter, strumenti per noi sentiti necessari per alimentare l’ispirazione, la conoscenza e la contaminazione.
Nel nostro lavoro spesso ci viene chiesto di rinnovare la comunicazione digitale. In alcuni casi la richiesta non è diretta, ma nasce piuttosto da un’esigenza espressa da chi sta sul mercato e vivendo a contatto con clienti e fornitori reputa il sito internet della concorrenza migliore del proprio supponendo il fatto che “bisogna rifare il sito e farlo così”.
Questa è una piccola consapevolezza (espressa a suo modo) che può aprire molti scenari solo apparentemente confusi. Sicuramente è l’input necessario per fare una riflessione e dare una svolta concreta al valore della propria presenza online facendo non solo brand awareness ma ponendo il primo tassello per ottimizzare la customer journey e generare quindi nuovi contatti di business.
Dal 1984 oltre 1.000.000 di ore di ricerca, creatività, consulenza e sviluppo di progetti.
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Ogni mese proponiamo contenuti sempre aggiornati su branding, digital marketing, sostenibilità e cultura di impresa. Workout Magazine è molto più di una newsletter: è uno strumento per allenare la mente, arricchire il pensiero e dare forma a nuovi talenti.
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