UN LIBRO PER RACCONTARE LA GENESI E IL METODO MUSEOGRAFICO DI CASA MARCEGAGLIA, IL MUSEO D’IMPRESA DEL GRUPPO OMONIMO
Quali sono gli ingredienti giusti per realizzare un buon museo d’impresa, dove con questo aggettivo si intende la capacità dell’elemento esperienziale ed emozionale insito nel museo stesso di attivare interesse, interazione e fidelizzazione dello spettatore? Domanda difficile alla quale Elisabetta Pozzetti, storica d’arte e art curator di mostre e musei in Italia e all’estero, e Studio Chiesa communication, storica agenzia di comunicazione, danno la loro risposta nel libro dal titolo Come vestale.
In quello che sembra un lungo racconto e che invece è un’esposizione rigorosa ma avvincente di un metodo museografico, Pozzetti ripercorre le tappe che hanno portato alla nascita di Casa Marcegaglia, di cui lei è curatrice e i cui contenuti sono stati ideati e realizzati da Studio Chiesa communication.
“Curare un’esposizione implica una perizia sartoriale, grazie alla quale stoffe, bottoni, decori vengano cuciti su misura a vestire con eleganza e sapienza il corpus dei saperi destinati a essere assimilati e condivisi con la società” scrive Pozzetti.
Più avanti verrà esplicitato che “l’ago” con cui si cuce questo abito museale sono l’interpretazione e lo sguardo propri dell’arte e che “le stoffe” sono, da una parte, le opere presenti fisicamente nelle sale, dall’altra i materiali storico-archivistici presentati in modalità virtuale. La novità è che quest’ultima non è stata studiata da tecnici informatici, ma da “artisti digitali perché la tecnologia d’autore è l’unica a vincere la naturale e inevitabile obsolescenza del mezzo” spiega Pozzetti.
Lo stesso metodo ha guidato anche nella realizzazione dell’apparato iconografico del libro, che non si limita a rappresentare, obiettivo che avrebbe richiesto la pura capacità “artigianale” di un bravo fotografo, ma esprime invece la visione che di quel museo ha avuto un artista che usa la fotografia come medium: Nicola Vinci. Vinci reinterpreta con sensibilità raffinata ambienti e installazioni, creando un corpus di immagini che coinvolgono e quasi turbano nella loro liricità.
Il libro quindi diventa una sorta di gioco di scatole cinesi all’insegna dell’arte e che indica l’arte come modalità privilegiata per comunicare l’identità, la storia e il patrimonio valoriale di un’azienda, un approccio innovativo e senza dubbio interessante per chiunque operi nel mondo della comunicazione d’impresa.
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