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Influencer delle… parole: UX writing

Ci sono influencer assai meno conosciuti dei vari Ferragnez, Khaby Lame & Co, ma altrettanto “potenti”. Solo che al posto delle foto, dei video e dei profili Social hanno strumenti diversi… usano, infatti, le parole. Proprio così: le parole. Sempre online e sempre digital. Ma parole. Perché se una foto è immediata – e le ciabatte di gomma a suola alta indossate dalla Ferragni vanno a ruba in 15 secondi – le parole del mondo digital sedimentano nel “retrocranio” di chi legge, stanno lì, lavorano e bam… compiono il loro scopo: guidano l’utente verso il compimento di una determinata azione. Ma non tutte le parole fanno questo. Bisogna saperle scegliere accuratamente, dosarle con attenzione e combinarle tra loro in modo corretto.

Da dove cominciare? Da un paio di definizioni!

Avrete tutti sentito parlare – va molto di moda – di UX, UI, UX WRITING e tanto altro. Facciamo chiarezza: tutto muove dallo User di un sito o di un contenuto digitale che deve vivere un’esperienza (eXperience) piacevole e interessante online, con una Interaction semplice, ma avvincente che gli possa permettere di trovare con facilità quello che sta cercando e possibilmente leggendo un contenuto piacevole, simpatico e ammaliante (Writing) che lo spinga nella direzione richiesta dal brand.

Ecco quindi spiegato il ruolo della parola nel mondo digital. Si parla spesso di microcopy; ma secondo me è riduttivo. Perché di micro c’è davvero poco: saper scrivere bene per l’online non è semplice. Al contrario. E’ proprio un macro lavoro. Bisogna sapere tanto di tecnica di scrittura, ma anche di SEO e codice e non ultimo di neuromarketing. Ma non solo. Al punto che esiste una differenza di fondo ben sostanziale tra le figure professionali che ruotano attorno al mondo della parola: copywriter web writer. Il copy è una figura del marketing nel senso più stretto del termine. E’ sicuramente orientato alle vendite: cerca – e scrive; possibilmente – le parole giuste per vendere un determinato prodotto o marchio o servizio. Il web writer, invece, usa le parole per guidare l’utente a far qualcosa.

Cosa significa? Che quando leggete un contenuto online abdicate al libero arbitrio? Certamente no. Ma sicuramente, se un testo è scritto bene, la propensione a compiere una determinata azione sarà maggiore. E questo è ancor più rilevante quando un brand è a caccia di LEAD da trasformare in clienti. Le poche battute concesse a questi testi (da cui microcopy) sono fondamentali per spronare e incentivare in modo decisivo l’utente e per questo hanno bisogno di cura, passione e attenzione per funzionare correttamente e a dovere. Sarebbe un peccato perdere il proprio lead per strada, dopo che lo avete catturato e coccolato, per un testo scritto male o in modo poco avvincente!

Come abbiamo detto prima, servono le parole giuste al momento giusto.

Per questo sono fondamentali 4 aspetti:

  • buyer persona: chi scrive deve aver chiaro e scolpito in mente chi è la buyer persona del proprio brand;
  • brand: chi scrive deve conoscere il brand come le proprie tasche (visione, missione, obiettivi, cultura d’impresa…);
  • tone of voice: chi scrive, lo deve fare con il giusto tono in funzione della buyer persona che ha davanti per non essere mai fuori luogo;
  • empatia: chi scrive deve sempre ricordare una regola aurea “scrivi come lo vorresti leggere tu”.

Tutto il resto è tecnica e un pizzico di sperimentazione (lo dico sempre; sperimentare è una chiave fondamentale). Servono sintesi, semplicità, originalità e nel contempo accoglienza e umanità. E’ necessario far sentire l’utente rassicurato e vicino; parte di un noi. Bisogna sempre pensare che dall’altra parte del monitor ci sono persone con desideri, paure e necessità. E se un testo è scritto bene e in forma corretta per il target, sarà più semplice guidarli nella loro esperienza digital.

Certo, serve anche una buona dose di neuromarketing.

Ma è un altro discorso e ne scriveremo più avanti!

Tornate a leggerci!!!!

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