BIG DATA. Wow! Già il nome stesso incute rispetto: BIG DATA! Qualcosa di grande, enorme, difficile da controllare. A me piace pensarli come una grande costellazione. Come un insieme di dati e informazioni eterogenei, più o meno strutturati, che sono prodotti in rete da ciascuno di noi e che sono tra loro connessi. Proprio come una delle 88 costellazioni celesti. La costellazione dei BIG DATA.
Se state pensando “va bè, ma allora di fatto che cosa sono? Dati, chiaro. Ma di che cosa? Come si generano?” vi invito a cliccare su questo link:
https://visual.ly/community/Infographics/how/internet-real-time
Vedete i numeri che cambiano nella chart? Questo è quanto sta succedendo online mentre voi siete connessi sulla pagina. Quelli sono i Giga e Giga di informazioni (gusti, profilazioni, accessi, registrazioni, click…) che la rete sta raccogliendo e che sono prodotti da tutti coloro che stanno utilizzando un dispositivo digitale in questo preciso momento. Proprio mentre voi state leggendo. E proprio perché lo state facendo online – magari su Linkedin – state generando BIG DATA. Che sono, poi, a disposizione di chi ha l’ardore di provare a maneggiarli.
Quindi, in pratica, che cosa se ne fa un’azienda di tutti questi dati?
Pensate che oggi il mercato degli analytics, solamente in Italia, vale 1,815 miliardi di euro (dato 2020). Possiamo serenamente dire che sono la moneta del nuovo millennio; l’oro del 2000 (per essere precisi, gli esperti parlano di Società dei Dati a partire dal 2015). L’analisi dei dati crea, di fatto, per un’azienda un vantaggio competitivo rispetto ad un competitor diretto. Questo perché, visti in ottica B2B e B2C, sono preziosissimi per le aziende per definire linee strategiche del proprio business basate sull’analisi di scelte reali e personali degli stakeholder di loro interesse. Un modo per incontrare i dati del proprio consumatore in real time e tradurli in azioni specifiche di comunicazione off e online che possano anticipare i loro bisogni, generare una necessità e, contestualmente, una azione risolutiva.
Analizzandoli è dunque possibile creare una migliore relazione con il proprio stakeholder, incrementare le vendite, ampliare offerte e servizi colmando eventuali lacune, identificare nuove aree di business, inserirsi in mercati nuovi, migliorare la digital experience degli utenti sui portali e siti aziendali.
E’ fondamentale tenere sempre a mente che l’analisi dei BIG DATA non serve per generare report. O meglio; non solo.
Ma serve per comprendere che cosa sta succedendo intorno al brand per poter prendere decisioni migliori sfruttando una conoscenza competitiva a priori del mercato di interesse. E questo è il meccanismo che sta alla base della logica della Lookalike Audience, la “modellazione per somiglianza” che consente alle aziende di ampliare il proprio pubblico trovando nuovi segmenti di audience ad alto valore simili alla propria clientela attuale.