L’industria degli eventi in Italia genera oltre 65 miliardi di euro, con un impatto sul PIL di 36,2 miliardi di euro l’anno e coinvolge 569mila addetti ai lavori.
Il 2020 è stato l’anno che ha registrato il più alto numero di cancellazioni o rinvii di eventi, con oltre l’85% di annullamenti.
Le necessità di distanziamento fisico hanno accelerato il processo di ricerca di nuovi canali di interazione, parimenti efficaci, portando a una concentrazione di scelte che è virata sull’online e sugli eventi virtuali.
Persino il blasonato mondo della moda ha fatto propria questa modalità: Gucci, storico brand del Made in Italy, ha scelto di celebrare in modalità virtuale i cento anni dalla nascita con il docufilm e la sfilata “Aria”.
Giorgio Armani ha utilizzato una modalità ibrida, sfilando a porte chiuse, ma accogliendo tutti in un “virtual front row”, attraverso la trasmissione della sua sfilata sia in streaming online, sia in tv su La7 con l’evento “Armani in prima serata”.
Gli eventi virtuali, già molto utilizzati anche dalle aziende B2B, sono stati così ufficialmente “sdoganati” anche dalle aziende consumer.
Seppure meno emozionali e impattanti degli eventi live, gli eventi virtuali hanno notevoli vantaggi: uno dei loro principali plus è che permettono un targeting flessibile e selettivo del pubblico, quindi un maggiore coinvolgimento e l’opportunità di un follow-up quasi in tempo reale, a un costo ridotto, caratteristica che ben si sposa con la consueta pragmaticità delle aziende B2B.
Per ottimizzare l’efficacia degli eventi virtuali garantendone un grande impatto mediatico sono indispensabili 3 fattori:
Un lancio dunque non è più un singolo momento ma è una serie di momenti che lavorano insieme, costruiti l’uno sull’altro.
Il futuro degli eventi sembra dunque andare in direzione di modalità “ibride” tra live e virtuale, in modo da coinvolgere audience più ampie e allo stesso tempo di contenere e ottimizzare tempi e costi organizzativi.
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