Ogni nostra azione digitale quotidiana come l’invio di e-mail, la pubblicazione di video e immagini, l’effettuazione di ricerche in rete, il guardare serie TV, il consumare musica e film in streaming, l’archiviare dati, immagini e video sul cloud ha un impatto diretto sull’ambiente, comportando un quantitativo di emissioni di CO2.
Considerando anche che il numero di dispositivi nel mondo è sempre crescente, ne deriva che questo impatto è in costante ed esponenziale aumento.
E l’impatto ambientale dei dispositivi non riguarda solo il loro mero consumo energetico, ma il loro impiego coinvolge l’intera catena di produzione a monte, che parte dall’estrazione delle materie prime, per passare a produzione, trasporto, distribuzione e smaltimento: la loro impronta di carbonio è enorme.
I dati sono calcolati da Digital for Planet (D4P), l’’associazione senza scopo di lucro con sede in Svizzera che mira a sostenere la progettazione, lo sviluppo e l’implementazione di tecnologie, sistemi e soluzioni digitali sostenibili.
Inoltre, secondo i calcoli dei ricercatori che hanno curato il rapporto “The Shift Project”, pubblicato a marzo 2019 dal think tank francese che promuove la decarbonizzazione nel mondo, il contributo totale delle emissioni di CO2 del settore tecnologie dell’informazione e della comunicazione ammonterebbe al 3,7%.
Quali sono le soluzioni?
Certamente non rinunciando al digitale, che oramai è entrato a far parte della nostra quotidianità operativa e che sta diventando sempre più rilevante anche nel marketing e nella comunicazione.
Le soluzioni possibili comprendono investimenti nello sviluppo di tecnologie digitali più efficienti sotto il profilo energetico e dei materiali, oltre allo studio di soluzioni digitali “green”, al fine di accelerare la transizione verso la sostenibilità di settori quali l’energia, i trasporti, l’edilizia e l’agricoltura.
Su questa linea i ministri degli Stati membri dell’UE si stanno impegnando per mettere in comune gli sforzi e le risorse per promuovere la connettività internazionale, incentivare la diffusione di tecnologie digitali pulite e migliorare il contesto normativo per le start-up e le scale-up.
26 paesi europei hanno firmato la dichiarazione “A Green and Digital Transformation of the EU” per accelerare l’uso delle tecnologie digitali verdi a vantaggio dell’ambiente.
Gli Stati membri collaboreranno per accelerare la diffusione e lo sviluppo di tecnologie digitali avanzate come le reti 5G e 6G, la fibra ottica, il calcolo ad alte prestazioni e l’IoT, come soluzioni chiave per conseguire la neutralità climatica e guidare le transizioni verde e digitale in settori prioritari quali l’energia, i trasporti, l’industria manifatturiera, l’agroalimentare e l’edilizia.
Altri ambiti di intervento comprendono la promozione del cloud verde, l’intelligenza artificiale e le tecnologie blockchain, come pure l’hardware sostenibile, gli appalti pubblici verdi, e il sostegno alle società startup e alle PMI nel settore delle tecnologie verdi.
Sempre sul tema, con l’auspicio di avere, entro il 2050, un’Europa “net-zero” (e quindi con un’impronta di carbonio netta pari a zero, eliminando del tutto le emissioni di CO2) è nato il rapporto “55 Tech Quests to Accelerate Europe’s Recovery and Pave the Way to Climate Neutrality” realizzato da Capgemini Invent per conto di Breakthrough Energy, il consorzio fondato da Bill Gates (il co-fondatore di Microsoft) a braccetto con i principali giganti tech del pianeta, per accelerare la transizione all’energia pulita.
Si tratta di iniziative che possono accelerare la ripresa economica e i cicli di innovazione per affrontare il cambiamento climatico, contribuendo al raggiungimento da parte degli obiettivi europei in materia di riduzione delle emissioni di gas serra fissati per la fine di questa decade