Parlando di sostenibilità crediamo fortemente che in primis dovrebbe partire da ogni essere umano, inteso come individuo che deve stare in perfetto equilibrio nell’ecosistema in cui vive, a tutela dell’interesse collettivo. In quest’ottica nasce la “Villa Postumana”, di scena nel Padiglione Italia della Biennale di Venezia, basata su un concetto fondamentale di ecocompatibilità dei materiali. La Villa Postumana è un progetto che propone un nuovo linguaggio architettonico basato sul concetto di ibridazione che partendo dallo studio della Villa Savoye di Le Corbusier, rielaborazione moderna dell’architettura classica, ne reinterpreta la struttura in una chiave di scambio con il terreno su cui sorge. La villa è immaginata su un promontorio di roccia sedimentaria, luogo di contatto tra cielo, terra e mare, dove i pilotis diventano vere e proprie radici organiche ed è costruita grazie alle più avanzate tecnologie per l’eco-compatibilità esistenti e in fase di sviluppo, a partire dalla stampa 3d di materiali locali quali ad esempio la terra cruda e rifiuti riciclati portati dalla risacca. Accompagnata dal “Manifesto dell’architettura postumana”, la villa dichiara che il mondo non ci appartiene, e i recinti spaziali che costruiamo, dentro cui nasciamo e viviamo, per quanto diversi e impermeabili rispetto a ciò che lasciano all’esterno, non scindono il destino della specie umana da quello degli altri viventi, propugnando così una figura inedita, nello scardinare la nostra certezza di “homo faber”. Un perfetto esempio di unione tra arte e sostenibilità, che vi invitiamo a scoprire dal vivo in queste vacanze estive alla Mostra Internazionale di Architettura che si tiene a Venezia, curata dall’architetto, docente e ricercatore Hashim Sarkis.