Si sa, a noi della comunicazione gli acronimi piacciono. Eccome se piacciono. E soprattutto adoriamo farli tutti simili tra loro così da renderci da un lato molto chic (se tu non capisci sei come Jack Frusciante; fuori dal gruppo) e dall’altro creare una allure da esperti. Alla resa pratica, molto spesso – se non sempre – si potrebbero dire le stesse cose nella nostra bellissima e variopinta lingua esprimendosi con delle frasi; più che a monosillabi. Ma torniamo al punto di partenza: essere chic è un must have per cui…
Per cui oggi vi parlo di FSC e FCS. E perché no anche di CMS e CSM. E poi di CTA e CTR. E infine, per non farci mancare nulla anche di SEM, SEO, SEA, SERP. Vi sfido… potrei andare avanti all’infinito!
UX e UV. E poi RT e RTW. E poi…
E poi sto scherzando; mi fermo qui. Spesso mi ci perdo anch’io. Però, per certo, oggi vi voglio parlare di due acronimi molto importanti per noi di Studio Chiesa e per il nostro approccio alla comunicazione industrial: FSC e FCS. Perché dico importanti? Semplice: il primo tocca un tema a noi carissimo – quello della sostenibilità della comunicazione – il secondo un tema altrettanto strategico – quello dell’engagement di un contenuto di comunicazione.
Ma procediamo con ordine.
Di FSC se ne sente parlare da tanto tempo. Come si legge sul sito ufficiale italiano:
“Il marchio di certificazione FSC garantisce che l’intera filiera legno-carta certificata per i suoi standard derivi da una gestione forestale rispettosa dell’ambiente, socialmente utile ed economicamente sostenibile.”
Ma, all’estremo, pensandoci bene potrebbe significare anche molto di più. O almeno noi lo interpretiamo in modo molto più ampio. Non c’è dubbio – siamo chiari – che FSC sia un logo (quello con l’albero; per intenderci) da applicare, nella comunicazione, a materiali stampati che rispettano determinati canoni di gestione sostenibile. E dunque, parola chiave: sostenibilità.
Ma lo stesso concetto, per estremo, e fuori dalle logiche di FSC, si può applicare alla comunicazione: cos’è una comunicazione FSC? Per noi è una comunicazione B2B industrial sostenibile, che rispetta canoni di chiarezza, pulizia e green, una comunicazione che supporta le aziende B Corp o le aziende che vogliono introdurre nel loro business un nuovo modo di essere.
Una comunicazione, per far nostri i principi del FSC: “i cui standard derivino da una gestione rispettosa, socialmente utile, sostenibile e corretta”. Ma soprattutto, in ultima istanza, FCS.
E’ proprio così: S come successo. Non solo per la grammatica italiana, ma soprattutto per la grammatica della comunicazione. Basta spostare una lettera e tutto cambia. Infatti FSC altro non è che l’acronimo per: Fast, Costrain, Specific. Ovvero: veloce, vincolata e dritta al punto.
La domanda, quindi, a questo punto diventa:
una comunicazione FSC (come la intendiamo noi) può essere FCS? E se sì; come?
La nostra risposta è naturalmente: ASSOLUTAMENTE SI’!
Ed è quasi scontato. E’ come una matrice a doppia entrata: da un lato i temi della comunicazione sostenibile (FSC), dall’altro le modalità di comunicazione (FCS). Ed incastrarli è solo questione di applicazione di metodologia e tecnicismi.
E, scendendo nel tecnico, sicuramente un modello che come primo key value ha la velocità si applica, naturalmente e in modo molto semplice alla digital communication. Ciò non toglie che sia esportabile anche su comunicazioni più istituzionali, editoriali o, più in generale, d’impresa. L’obiettivo è quello di generare engagement e quindi volano intorno al proprio brand.
Come fare?
Si parte con una comunicazione F; ovvero FAST. Una comunicazione dritta al punto che si possa capire e risolvere (nel caso di domande) velocemente e in modo semplice. Quasi intuitivo. Pensiamo alla quotidianità: qualunque testo che richieda uno sforzo di attenzione particolare ha un tasso di lettura e di conversione esponenzialmente più basso di un testo semplice in cui le persone entrano in sintonia in modo quasi naturale. Fluido. Senza particolare sforzo. E questo è proprio il senso di FAST.
Una volta catturata l’attenzione, bisogna mettere dei vincoli. C come COSTRAIN. I perimetri, in generale, rendono più semplice attrarre il lettore verso il focus della comunicazione. Pensate ad un esempio molto banale: passeggiare in un campo aperto e passeggiare su un sentiero definito sono due esperienze differenti. Su quale dei due percorsi è più probabile distrarsi? E nella comunicazione è la stessa cosa: più il perimetro è ampio e più sarà complesso portare il target al punto d’interesse. Che tradotto concretamente significa: avere un focus chiaro e dichiarato da subito, pochi giri di parole, frasi brevi con risposta diretta semplice e veloce.
E, infine, S come SPECIFIC. Siamo onesti: questa è la più semplice. Testi complessi e ampi che spaziano tra le discipline, pieni di citazioni, paroloni e sottointesi hanno solo un obiettivo; forse due: spolverare l’ego dell’autore e mandare in crisi nera il lettore. Ovviamente se stiamo parlando di trattati Universitari o Scientifici, Lectio Magistralis e contenuti di questo tipo il concetto di
specific, come lo intendiamo in questa sede, non si applica. Ma nella comunicazione industrial B2B lo specific è un obbligo: più chance ci sono per il lettore di avere interpretazioni del messaggio, di vagare fuori dal perimetro e cadere nel tranello dell’ambiguità e più sarà complesso convertire il risultato.
Come sempre la strada da seguire sta nel mezzo: equilibrio, per non cadere nell’artefatto, e nel contempo sperimentazione, per non cadere nella voragine del banale. Ma soprattutto ricordarsi sempre dei dettagli… in fondo Il successo passa anche da una piccola lettera.
In occasione di “Parma Capitale italiana della Cultura 2020/2021”, noi di Studio Chiesa communication abbiamo curato la creazione del logo, dei visual e della graphic design di Museo Ettore Guatelli: “MEG202021”, uno dei pochissimi musei antropologici al mondo: “MEG” nasce come acronimo di Museo Ettore Guatelli, tre lettere che raccontano un progetto di visual e communication strategy nel mondo dell’arte.
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