Si sa, il progetto di un museo d’impresa richiede tempo (tanto), risorse (tante) e investimenti. Quindi perché un’azienda dovrebbe cimentarsi in tale lodevole impresa?
Innanzitutto perché i musei d’impresa rivestono un ruolo fondamentale per la promozione della cultura d’impresa. Tramandano un patrimonio unico, che racchiude la memoria aziendale, ma anche la storia dell’evoluzione tecnologica, dei progressi scientifici e sono senz’altro testimoni dei cambiamenti nei costumi della società italiana. Sono il racconto dei valori e dei saperi della storia produttiva e imprenditoriale, della creatività e del “Made in Italy”, delle nostre peculiarità progettuali e artigianali tanto apprezzate nel mondo. In questo senso i musei d’impresa sono degli ottimi collettori tra il fare impresa e la ricaduta sul territorio, divenendo spesso attivatori di un proficuo dialogo e di una stretta condivisione tra l’azienda e il bacino economico e sociale locale, intrecciando azioni di marketing strategico e di programmazione integrata con le amministrazioni pubbliche. Certi musei testimoniano di quanto siano parte fondante dell’identità e della memoria del territorio, il cui valore culturale sopravvive alla stessa vita aziendale, e la cui perdita è percepita come un danno reale dalla comunità locale e nazionale.
Aldilà delle oggettive difficoltà fisiche (spazi da dedicare, addirittura da costruire), quali sono gli ostacoli che può incontrare un’azienda nel creare il proprio museo? Di fondo, il fatto che i musei siano emanazione diretta delle imprese fa sì che vengano percepite dai più come entità commerciali e promozionali con poche finalità culturali. Nella realtà invece, molti ignorano che i costi di fondazione e di gestione di un museo sono così alti che non può essere soltanto il ritorno economico la motivazione profonda che spinge le imprese ad investire in queste strutture.
Non tutti i brand incontrano le stesse difficoltà, ovvero ci sono marchi e storie d’impresa che hanno un forte impatto emotivo sul pubblico, ci sono brand che piacciono di più, più aspirazionali, ma il tema che resta uguale per tutti è come ravvivare questi contenuti, e come trasformarli in narrazioni coinvolgenti, come diffonderli, dove custodirli?
E allora come ovviare a questi “limiti”, come amplificare lo storytelling che ogni azienda sente il bisogno di raccontare al mondo per farsi riconoscere e apprezzare attraverso la propria storia, i prodotti e la cultura d’impresa? Il museo d’impresa virtuale può essere una risposta. Grazie all’utilizzo del digitale vengono superate buona parte delle problematiche (soprattutto quelle fisiche), permettendo con un approccio sostenibile di estendere la propria platea di ascolto all’infinito, di aggiornare e dinamizzare i contenuti in continua evoluzione, di offrire un’esperienza multimediale ed interattiva. Il museo virtuale non è la semplice trascrizione di uno spazio reale in spazio digitale, ma può essere un buon punto di partenza per raccogliere i valori materiali e immateriali della propria attività per raccontarla e farla vivere online prima di compiere il passo onlife.
Infine, oltre ad offrire vantaggi dal punto di vista della reputazione, della responsabilità sociale, delle relazioni istituzionali, un valore aggiunto per il territorio che li ospita e una risorsa turistica, i musei aziendali veicolano la cultura d’impresa, quell’insieme di visioni, a volte molto audaci, che si sono concretizzate e che hanno influenzato e cambiato la società.
Custodiamole e tramandiamole!